23 novembre: manifestazione nazionale contro la violenza di genere e sulle donne

Il prossimo 23 novembre la marea femminista e trans femminista tornerà a invadere le strade di Roma per manifestare contro la violenza di genere. La CUB Donne aderisce alla manifestazione organizzata da Non Una Di Meno perché siamo convint* che sia arrivato il momento di alzare il livello della lotta, non più semplice difesa dei diritti, ma rivendicazione e conflitto.

In tutto il mondo le donne sono in lotta contro la  recrudescenza dell’oppressione del potere capitalista, patriarcale, razzista e colonialista, dal Sud America al Medio Oriente, dall’Africa all’Europa, senza dimenticare le compagne Curde che stanno combattendo per la libertà e la democrazia, contro l’offensiva autoritaria del governo Turco. Crescono ovunque ideologie e partiti politici che, più o meno manifestamente, intendono riportare le donne tra le mura domestiche; l’ultimo esempio, in ordine di tempo, è quello della Spagna, in cui Vox, partito reazionario e apertamente antifemminista, è diventato il terzo nel paese. In Italia la discontinuità con il governo precedente è solo proclamata: il nuovo esecutivo non sembra intenzionato ad affrontare in maniera strutturale i temi che stanno minacciando la democrazia e la libertà di donne, omossessuali, LGBTQIPA+ e migranti.

  • Le donne continuano a morire, una ogni 72 ore, il più delle volte per mano del proprio partner; continuano le violenze e le discriminazioni contro i transessuali e gli omosessuali. I mezzi d’informazione riportano le notizie utilizzando un linguaggio completamente inadeguato, che tende a giustificare gli autori di violenza e rivittimizza le donne, reiterando pregiudizi e preconcetti. Questo linguaggio, che offende e reifica le donne, non può più essere tollerato!
  • Il Codice Rosso, tanto sbandierato dal governo giallo-verde, ha dimostrato tutta la sua insufficienza e inefficacia, dal momento che non stanzia nemmeno un euro in più nella prevenzione e nella repressione della violenza di genere. È l’ennesima dimostrazione dell’inutilità dell’inasprimento delle pene, poiché la violenza di genere non è un evento emergenziale, ma un fatto sistemico e strutturale che deve essere affrontato in modo radicale, attraverso la formazione del personale dei servizi sanitari e delle forze dell’ordine e il finanziamento dei centri antiviolenza..
  • Dopo oltre 40 anni dall’approvazione della legge 194, la diffusione dell’obiezione di coscienza impedisce di fatto l’esercizio del diritto di aborto e il ricorso alla pillola abortiva, criminalizzando le donne che vi fanno ricorso.
  • Il DDL Pillon sembra definitivamente accantonato, ma nei tribunali si continua a fare ricorso alla PAS (Sindrome da alienazione parentale) nelle cause di divorzio, per allontanare i figli dalla madre: uno strumento ritorsivo contro le donne che hanno iniziato percorsi di liberazione dalla violenza.
  • L’indipendenza economica è condizione indispensabile per l’autonomia e la liberazione dalla violenza e dallo sfruttamento, tuttavia il lavoro è sempre più precario e mal retribuito; migliaia sono le donne che sono costrette a licenziarsi dopo la nascita di un figlio, perché non riescono a conciliare la vita lavorativa e quella familiare; il part time involontario è sempre più diffuso; in media le donne guadagnano il 23% in meno degli uomini, a fronte dello stesso impegno lavorativo. Il lavoro riproduttivo, gratuito, continua a gravare in massima parte sulle spalle delle donne ed è un sostitutivo del welfare.
  • Gli spazi femministi e trans femministi, come Lucha y Siesta e la Casa Internazionale delle Donne, sono sotto attacco in tutto il paese, i consultori ricevono sempre meno finanziamenti e le città sono sempre più militarizzate, in nome di una ideologia securitaria che limita i diritti di tutti. Lottiamo per la moltiplicazione degli spazi femministi e trans femministi, la riappropriazione degli spazi cittadini, perché la vera sicurezza si ottiene con la presenza sui territori, l’accoglienza e  la  condivisione  delle esperienze.
  • Vogliamo unire la nostra voce a quanti lottano per la difesa dell’ambiente, non solo i grandi movimenti globali, ma anche le pratiche locali e territoriali, contro il sistema capitalistico e patriarcale che ha depredato le risorse ambientali, sfruttato i territori, avvelenato l’aria e l’acqua. La crisi ecologica che stiamo vivendo pesa particolarmente sulle donne, che in molte zone del mondo, rappresentano la maggioranza della forza lavoro delle campagne e costituiscono l’80% dei rifugiati climatici.

Il 23 novembre saremo in piazza ancora una volta, con le compagne di NUDM, per dare corpo e gambe alle nostre rivendicazioni, perché vogliamo rovesciare il sistema patriarcale e capitalista che opprime e sfrutta le persone e l’ambiente.

 La marea femminista ha rotto gli argini e vuole diventare rivolta!

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