Come sfasciare un paese in sette mosse. La via che porta dal populismo alla dittatura

Da “Il Migrante.org”

No, non è un tutorial per i populisti e i sovranisti europei, è la lucida analisi della giornalista e scrittrice turca Ece Temelkuran, intervenuta in una lectio magistralis realizzata in collaborazione con BookCity Milano nel corso della Digital Week, che nel 2019 ha pubblicato:  Come sfasciare un paese in sette mosse – La via che porta dal populismo alla dittatura 

Ece TEMELKURAN, nata a Izimir nel 1973, è stata editorialista per Milliyet (2000-2009) e Habertürk (2009 – gennaio 2012) e presentatrice per Habertürk TV (2010-2011). È stata licenziata da Habertürk dopo aver scritto articoli critici nei confronti del governo, in particolare sulla sua gestione del massacro di Uludere del dicembre 2011. Vive ora (in esilio) in Croazia .

A partire dalla sua esperienza personale spiega come una nazione possa in breve tempo scivolare nel baratro della dittatura. E i passaggi salienti che hanno condotto la Turchia al regime attuale sono secondo ben riconoscibili anche altrove.

La lectio magistralis di Ece Temelkuran

1. Crea un movimento

Non un “partito“, ma un “movimento” (al limite una “lega“), dal sapore rivoluzionario, che rispetto a un partito possiede una forma molto più fluida, ma allo stesso tempo ambigua, all’interno del quale chiunque può riconoscersi.

2. Disgrega la logica, spargi il terrore nella comunicazione

Temelkuran ritiene l’utilizzo dei social da parte dei populisti lo step fondamentale per distruggere una democrazia, impedendo a chiunque voglia opporsi di fare fronte comune. La giornalista definisce le piattaforme una «giungla comunicativa» dove è il più forte a far prevalere quella che considera l’unica verità, stabilendo cos’è giusto e cos’è sbagliato. Un fenomeno che sembra inarrestabile anche perché nessuna autorità democratica è capace di creare delle regole da far rispettare sulla piattaforme stesse. Senza dimenticare l’illusione che sui social ci si trovi all’interno di uno spazio pubblico dove si possa discutere liberamente. Niente di più falso, visto che le piattaforme sono definite dalla scrittrice come dei «giardini privati curati da un ristretto gruppo di aziende», da cui ogni utente potrebbe potenzialmente essere escluso in qualsiasi momento.

3. Abolisci la vergogna: essere immorali è “figo” nel mondo della post-verità

L’autrice ritiene che lo sviluppo della post-verità abbia un profondo radicamento morale all’interno dell’ideologia liberista e che si leghi anche alla scomparsa di fatto del sentimento della vergogna. «Solo se pensi che mentire non sia qualcosa di cui vergognarsi o non danneggi la dignità, puoi mentire in maniera spudorata» è l’idea di fondo della scrittrice.

4. Smantella i meccanismi giudiziari e politici

«In un periodo storico di generale smantellamento delle istituzioni credo che non dovremmo riporre un’eccessiva fiducia nei loro confronti e dovremmo iniziare anche a rivedere il concetto di tradizioni, perché entrambe non hanno aiutato né il Regno Unito né gli Usa» sostiene Temelkuran.

5. Progetta i tuoi cittadini e le tue cittadine ideali

Su questo aspetto la giornalista traccia un parallelismo tra Italia e Turchia, dove in entrambi i casi sono stati calati dall’alto dei nuovi modelli di cittadino ideale. Un modo di plasmare la società che nella maggior parte dei casi parte proprio dalle donne: è per questa ragione che la misoginia, secondo Temelkuran, è uno dei caratteri fondanti dei populismi di destra e gli autoritarismi di tutto il mondo.

6. Lascia che ridano dell’orrore

«L’umorismo politico è sempre stato una forte arma contro un regime, ma recentemente in Turchia ho visto che lo humor è diventato un comodo rifugio- sottolinea la giornalista – Le persone hanno iniziato a credere che poter ridere dei loro leader significhi che nulla di negativo possa accadere loro». Ma in verità questa rappresenta soltanto una risata amara di persone sconfitte, a cui non è rimasto altro che sorridere della realtà.

7. Costruisci il tuo paese

Quando arrivi a questo punto, significa che è già troppo tardi ormai- nota Temelkuran che fa anche riferimento al tentativo di colpo di stato avvenuto in Turchia nel 2016 – Erdogan ha sfruttato poi la situazione per usare il pugno di ferro contro gli oppositori: è questo un esempio di come i regimi autoritari creano la propria nazione e decidono quali comunità ne possono fare parte e quali invece devono esserne tagliate fuori»

Il percorso è sempre lo stesso, inizia senza allarmare, ma poi procede sempre verso il punto nel quale ci si accorge che ormai la democrazia è svanita.

Il populismo e il nazionalismo non marciano trionfalmente verso il governo, ci strisciano dentro di nascosto. E bisogna stare attenti perché quando si insediano l’esito è sempre lo stesso, inevitabile: la dittatura.

E noi a che punto siamo?

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