Educatori scolastici: DOMICILIARE? NO, GRAZIE

Riceviamo dal Comitato Romano AEC e , volentieri, pubblichiamo.

“La più che probabile nuova chiusura delle scuole sta riproponendo la questione della rimodulazione del servizio per gli alunni disabili. Durante il precedente lockdown, abbiamo già visto come il caos dei Municipi e anche la non volontà di molte scuole abbia escluso gli alunni disabili dalla didattica a distanza (DAD), così come abbiamo visto – e respinto – il folle tentativo dell’Assessora Mammì di trasformare l’azione educativa in assistenza domiciliare, in spregio sia della professionalità degli operatori che delle più elementari norme di sicurezza in tempo di pandemia. Oggi, anche grazie all’accordo siglato nel maggio scorso fra la Mammì e i sindacati confederali, ci ritroviamo nella condizione di rischio legata alla volontà di spedire gli AEC a domicilio.
Diciamo subito che non disponiamo della bacchetta magica, con un colpo della quale bloccare questo disegno indecente. Sta ad ognuna e ognuno di noi utilizzare gli strumenti a disposizione per opporsi, che è cosa diversa dal lamentarsi senza costrutto. In primo luogo, va ribadito che l’abituale mansione dell’operatore prevede un setting (contesto scolastico, classe) che, trasferito in un contesto domiciliare, potrebbe compromettere il progetto educativo in essere. Questa considerazione poggia sulle premesse tecniche contenute nella Deliberazione 80/17, il Regolamento di Roma Capitale del servizio di assistenza educativa per gli alunni disabili, che, all’art. 1, dispone quanto segue: “(…) il servizio si realizza all’interno della scuola e in tutte le attività scolastiche”. L’art. 4 dello stesso Regolamento, inoltre, dispone che:
c. 1: “L’attività svolta attraverso il servizio è funzionalmente distinta, complementare e non sostitutiva sia dell’attività didattica degli insegnanti che del supporto del personale scolastico adibito ad incarichi non didattici”. Dunque, l’operato dell’AEC/OEPA non può essere svolto senza la presenza e il supporto dell’équipe educativa scolastica per evitare interventi non concordati all’interno del Progetto Educativo Individualizzato (PEI).
c. 2: “Il servizio viene svolto in base alle specifiche del Piano Educativo Individualizzato (PEI) predisposto ed approvato dall’istituto scolastico”.
Pertanto, non essendoci presenza e supporto dell’èquipe scolastica e non essendo in alcun modo specificato nel PEI un intervento a carattere domiciliare esterno alla progettazione condivisa, si configura una palese violazione del Regolamento del servizio AEC/OEPA.
Inoltre, come più volte specificato nel Regolamento stesso, l’intervento dell’operatore si caratterizza per “il supporto dell’attività didattico-educativa interna e all’inclusione in aula e/o nel gruppo classe, prevenendo situazioni di isolamento” (art. 2, comma 6), quindi non è possibile pensare di transitare le funzione educativa dell’AEC in contesti differenti dall’ambiente scolastico senza modificarne radicalmente natura e funzioni e senza violare il Regolamento del servizio, cioè la citata Deliberazione n. 80/17.
Infine, persino l’accordo vergognoso stipulato a maggio da CGIL-CISL-UIL prevede che “Le attività previste dall’accordo sono attuabili solo in presenza dell’accettazione della famiglia e della disponibilità dell’operatore”, il che significa che l’operatore ha tutto il diritto di rifiutarsi di effettuare le prestazioni domiciliari.

Come vedete, è possibile opporsi, bisogna solo avere il coraggio per farlo. Per quanto riguarda il ricatto che le cooperative metteranno in atto – tagliare le ore, con la motivazione che a scuola non si può andare, quindi o domiciliare, o niente – resta valido il principio che nessuna azienda può ridurre unilateralmente l’orario contrattuale di un lavoratore, oltre a non potergli imporre di andare a lavorare in condizioni di carenza di sicurezza o di violazione di norme vigenti. I nostri sindacati e lo stesso Comitato sono a disposizione di lavoratrici e lavoratori per tutelare questi diritti”.

Nello scorso anno scolastico i bambini con disabilità sono stati i più danneggiati dalla chiusura delle scuole, a molti di loro è stato addirittura negato il diritto allo studio. É necessario, oggi, che ad essi venga riservato l’uso delle aule scolastiche, affinchè possano essere affiancati nella didattica a distanza.