Dopo essersi fatte carico della riorganizzazione della vita familiare, durante il lockdown, le donne stanno pagando il prezzo più alto a causa della pandemia.
Per la prima volta, dopo 7 anni di incrementi, il tasso di occupazione femminile è sceso al 49%: oltre la metà delle donne non lavora, il 18,2% in meno degli uomini. Moltissime, avendo contratti a tempo determinato e non hanno nemmeno potuto usufruire degli ammortizzatori sociali.
Il dato peggiore è quello delle donne giovani, tra i 15 e i 34 anni (solo il 33,5% di esse ha un’occupazione). Per le altre, comunque, il lavoro è all’insegna della precarietà e della discontinuità.
Quasi la metà di tutti i contratti di lavoro femminili è part time (per gli uomini il dato scende al 26,6%) e, nella maggior parte dei casi non si tratta di una scelta.
L’occupazione femminile, inoltre, riguarda molto spesso le attività con le retribuzioni più basse
Questi dati testimoniano, ancora una volta, che il lavoro di cura nel nostro paese viene quasi completamente scaricato sulle donne, che si trovano a doversi sostituire ad un welfare quasi inesistente. Tante lasciano il lavoro dopo la nascita di un figlio, perché non riescono a conciliare l’attività lavorativa con le esigenze familiari A ulteriore riprova, basti pensare che i congedi parentali, durante questi mesi, sono stati utilizzati per il 72% dalle madri e solo per il 21% dai padri.
Dalla relazione sul bilancio di genere (che si basa sulla rielaborazione dei dati del bilancio dello stato in una prospettiva di genere) emerge che le spese destinate a ridurre il divario di genere costituiscono solo lo 0,56% del totale, mentre soltanto il 13,60% è costituito da spese sensibili al genere.
Ma la pandemia non ha fatto altro che allargare e far emergere un divario già esistente.
Il governo Draghi, non diversamente da quelli precedenti, si è limitato ad adottare misure spot e bonus a pioggia, perpetrando un’idea di società che considera il lavoro di cura un compito solo femminile.
Occorre ripensare completamente la struttura della società. É necessario che il lavoro riproduttivo, oggi invisibile e sfruttato, venga riconosciuto e condiviso.
É necessario rilanciare e unire le lotte contro il governo Draghi, per rivendicare condizioni di lavoro sicure e dignitose e servizi pubblici, gratuiti ed accessibili.
CUB Donne