GIÙ LE MANI DAL TEMPO CAMBIO TUTA, È UN NOSTRO DIRITTO!
Nei giorni scorsi, a seguito di una email pervenuta ai responsabili dei vari settori operativi presso la sede di Fiumicino di Atitech, i lavoratori sono stati informati che dal 1.1.2024 è intenzione dell’azienda cancellare il diritto degli operai di cambiarsi gli abiti da lavoro, in entrata e in uscita, all’interno dell’orario di lavoro.
“Ringraziamo” il Presidente ma non possiamo accettare questa strenna natalizia!
Nella stessa email Atitech, quasi a giustificare tale decisione, fa riferimento a una sentenza di Cassazione (n.7738 del 28.3.18) che, invece, ad una attenta lettura, conferma il diritto al cambio tuta all’interno dell’orario di lavoro. Si legge testualmente nella sentenza: 《Possono, quindi, determinare un obbligo di indossare la divisa sul luogo di lavoro ragioni d’igiene imposte dalla prestazione da svolgere, ma anche, come detto, la qualità degli indumenti, quando non si possa ragionevolmente ipotizzare che gli stessi siano indossati ugualmente al di fuori del luogo di lavoro》, inoltre: 《Su tali presupposti, la Suprema Corte, visto che, nel caso di specie, l’attività di vestizione, non solo risultava assoggettata, in ordine al luogo ed alle modalità, alle prescrizioni datoriali, ma era anche strettamente funzionale all’espletamento della prestazione lavorativa in conformità delle previsioni di legge in tema di igiene pubblica, ha rigettato il ricorso proposto dalla società》. Comunque, sono tante le sentenze che confermano il diritto al cambio tuta all’interno dell’orario di lavoro. Altrettante, inoltre, hanno anche sancito il diritto a un indennizzo economico per il lavaggio degli indumenti di lavoro.
Solventi, grassi, infiammabili, polveri sottili, la tuta da lavoro è un Dpi
In tutti i settori operativi di Atitech, negli hangar, nelle officine, nei piazzali e nei magazzini, i lavoratori sono in continuo contatto con solventi, grassi e prodotti altamente infiammabili di vario genere, nonché con polveri sottili: tutti prodotti altamente tossici per la salute e l’ambiente: ragione per cui le tute di lavoro devono rispondere a specifiche caratteristiche e ne è d’obbligo l’uso. Non è un caso inoltre che gli operai di Atitech sono soggetti a visite periodiche di controllo sanitario, anche a fronte dei prodotti con i quali vengono a contatto quotidianamente. In tal senso è assolutamente inaccettabile che venga tolto unilateralmente un diritto sancito a tutela della salute e dell’igiene, non solo personale degli stessi operai ma anche dei loro familiari e di tutti coloro con cui, indossando la tuta, entrerebbero in contatto durante il percorso lavoro/casa.
Assordante il silenzio delle altre organizzazioni sindacali
È sempre bene ricordare che i lavoratori Atitech hanno già subito sia il taglio del trasporto aziendale che della mensa, sia un rinnovo del contratto collettivo applicato senza alcun adeguamento del potere di acquisto delle loro retribuzioni nonostante l’altissima inflazione. Che ora debbano subire un ulteriore taglio a un diritto fondamentale come il tempo cambio tuta è insostenibile, dato che, tra l’altro, andrebbe anche ad incrementare l’orario di lavoro dai 22 ai 27 minuti al giorno (a seconda del settore) a parità di salario: l’azienda nei fatti ne ricaverebbe un “profitto” di circa 80€ lorde al mese per ogni lavoratore, inoltre, mantenendo i 12 minuti di allaccio turno (altro accordo sindacale), si andrebbe oltremodo a penalizzare il turno notturno, dove i lavoratori perderebbero parte dei permessi maturati (permessi 181). Rispetto a tutto ciò è assordante il silenzio di CgilCislUilUgl: non vorremmo che anche questo ulteriore taglio sia stato avallato dalla firma di un accordo che, se così fosse, va reso immediatamente pubblico. Al contrario facciamo invece appello a tutte le organizzazioni sindacali e soprattutto a tutti i lavoratori per dare vita a una mobilitazione che parta dalla difesa del tempo cambio tuta, passando per la riapertura delle mense con servizio dignitoso (altro che 7 euro di ticket), fino ad arrivare al ripristino del trasporto aziendale e senza dimenticare le decine di colleghi che sono ancora oggi in cassa integrazione e non hanno ricevuto la chiamata per rientrare in servizio, dopo che sono stati emarginati da una capillare regia aziendal-sindacale delle assunzioni.
A breve daremo ulteriori indicazioni sulle iniziative necessarie per respingere questo
nuovo attacco nei confronti degli operai della ex Divisione manutenzione Alitalia
CUB Trasporti