Dalle parti di Viale Trastevere la confusione regna sovrana. La ministra, che spingeva sulla necessità di far tornare gli studenti tra i banchi “perché la scuola non è stata responsabile della seconda ondata”, ha dovuto fare un passo indietro, facendo slittare l’eventuale rientro all’11 Gennaio, dopo la verifica dei dati del week end.
Nel frattempo il numero dei contagi torna a crescere e i decessi sono oltre 77.000, tanto che alcune regioni decidono autonomamente di aspettare almeno la fine di Gennaio. La Regione Lazio, per ora, ha fissato la data di rientro al 18.
Le misure previste dal MIUR riguardano essenzialmente lo scaglionamento degli ingressi, l’uso delle mascherine e il rispetto della distanza interpersonale minima, che nelle classi, è ridotta a 1 metro. In queste ore le regioni stanno discutendo l’approvazione del piano del trasporto pubblico, ma queste misure, sempre che possano essere attuate, data la strutturale carenza di mezzi e personale, sono insufficienti e non garantiscono la sicurezza, né del personale né degli studenti.
Il sistema di monitoraggio e tracciamento è inadeguato. Già a settembre se ne è perso il controllo dopo solo alcuni giorni dall’apertura e si sono prese decisioni sulla base di dati non attendibili.
Non sono previsti test periodici a tutto il personale, compreso quello dei servizi esternalizzati. I bambini e i ragazzi, spesso asintomatici, possono essere veicolo inconsapevole di contagio.
Ogni istituto, in virtù della propria autonomia, può stabilire procedure diverse per il contenimento del contagio qualora si verificasse un caso di positività.
Gli spazi sono insufficienti a garantire un distanziamento adeguato, mancano i sistemi di aerazione e in inverno non sarà possibile tenere le finestre aperte.
Finora le ragioni del profitto hanno prevalso sulla tutela della salute, con risultati disastrosi in termini di contagi, ma nessun investimento è stato fatto sul miglioramento della didattica a distanza (cablaggio delle scuole, implementazione di strumenti che permettessero di ridurre il divario digitale).
Siamo consapevoli delle carenze della didattica a distanza e sappiamo bene che le pessime condizioni delle scuole, frutto di scelte irresponsabili e tagli dissennati, sono antecedenti al Covid. Per questo rivendichiamo investimenti sostanziosi nell’edilizia scolastica e assunzione massicce, che possano consentire la riduzione del numero degli alunni per classe.
Crediamo, però, che non si possano mandare al massacro studenti e lavoratori, con il rischio, peraltro, di dover tornare alla didattica a distanza entro qualche giorno.
La CUB S.U.R. è al fianco dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle famiglie, che lottano per la sicurezza e il diritto allo studio.