Azzolina dixit: i concorsi si faranno, le assunzioni avranno validità giuridica dal 1° settembre
2020, i vincitori saranno incatenati per 5 anni alla cattedra che avranno scelto. Questo ha
deciso la ministra che va dritta per la sua strada. D’altra parte le domande di partecipazione sono
già state presentate e le modalità di svolgimento sono note da tempo: per lo straordinario 6 quesiti a
risposta aperta cui rispondere in 150 minuti; per l’ordinario una prova preselettiva con test a crocette
poi due prove scritte e una orale.
Centinaia di migliaia di candidati (oltre 60.000 per il solo straordinario) si affolleranno nei luoghi
individuati e si contenderanno gli arredi e le attrezzature necessarie allo svolgimento dei concorsi,
nonostante il fatto che ripresa dell’epidemia e distanziamento fisico consiglierebbero maggiore
prudenza. Questo perché la ministra, sorretta da alcuni suoi sodali, come la senatrice Granato, ha
rilanciato il vuoto e retorico richiamo alla necessità della “selezione per merito”. Un concetto del
quale devono avere una ben strana idea se giungono a pensare che consista nel sottoporre a test
quelle stesse persone che, in anni e anni di servizio in classe, hanno garantito la tenuta del nostro
sistema scolastico e acquisito la necessaria esperienza e le competenze opportune.
Le disposizioni sui concorsi e lo scandaloso aggiornamento delle graduatorie di supplenza, date per
valide e intoccabili nonostante fossero infarcite di errori, fanno presagire altri mesi difficili dopo il
caotico avvio di questo anno scolastico. E dire che sarebbe stato sufficiente conteggiare tutti i
posti vacanti in organico (di fatto e diritto) e poi disporre l’assunzione diretta dei precari con
almeno tre anni di servizio e procedure straordinarie e semplificate di assunzione per tutti gli
altri a copertura di tutti i posti disponibili; perchè, come abbiamo detto più volte, tempi
straordinari richiederebbero scelte coraggiose, invece il ministero ha chiuso ogni dialogo, riproposto
testardamente una normalità soltanto immaginata, richiesto poteri eccezionali là dove sarebbero
invece servite capacità di ascolto, volontà di dialogo sociale, coraggio vero e lungimiranza. Qualità
che a questi nostri decisori politici difettano.
Il continuo richiamo all’emergenza ha finora limitato la mobilitazione della categoria lasciando fin
troppo spazio alla ministra e ai suoi burocrati che hanno operato continue forzature su didattica,
graduatorie, mobilità, concorsi, precariato. Altrettanto inaccettabile è il silenzio calato sul rinnovo
contrattuale della nostra categoria i cui stipendi sono fermi da anni e anni. Noi però non molliamo: è
ora che le organizzazioni sindacali conflittuali, i movimenti di lavoratori e lavoratrici, il personale
della scuola, gli studenti e le studentesse riprendano insieme la parola e operino per imporre un
deciso cambio di direzione.
CUB Scuola