Dopo gli scioperi proclamati in queste giorni in tante realtà produttive, dove non viene garantita la sicurezza dei lavoratori, e dopo il timido protocollo di intesa, definito con i sindacati confederali, ieri il governo ha emanato un decreto con cui si provvede alla chiusura delle aziende e a stilare un elenco delle attività, definite “essenziali”, che possono restare aperte.
Ma ancora una volta il diavolo si annida nei dettagli!
La lista delle produzioni o dei servizi che possono continuare è ancora troppo lunga e comprende un lungo elenco di attività (edilizia, tessile, commercio all’ingrosso, call center commerciali, produzione di armi) che sicuramente essenziali non sono, se non all’accumulazione del profitto. Sono ancora milioni i lavoratori che dovranno continuare a recarsi nei luoghi di lavoro, stare fianco a fianco, spesso con dispositivi di protezione insufficienti o inadeguati, rischiando la propria salute e quella dei familiari.
Le nuove disposizioni prevedono che possano restare aperte le attività “funzionali ad assicurare la continuità delle filiere di cui all’allegato 1, previa comunicazione al Prefetto della provincia dove è ubicata l’attività produttiva, nella quale siano indicate specificamente le attività e le amministrazioni beneficiarie dei prodotti e dei servizi attinenti alle attività consentite. Il prefetto può sospendere le predette attività qualora ritenga che non sussistano le condizioni di cui al periodo precedente. Fino all’adozione di un provvedimento di sospensione dell’attività, essa è legittimamente esercitata sulla base della comunicazione resa”(art.1).
In altre parole, ogni azienda può autocertificare che produce beni e servizi che servono ad assicurare la continuità delle attività previste nell’elenco, anche se lo fa in minima parte. Inoltre, il decreto non prevede alcuna sanzione per le autocertificazioni mendaci, pertanto le attività potranno legittimamente continuare fino ad un eventuale controllo del Prefetto.
Ancora una volta il governo subisce le pressioni degli industriali e antepone il profitto di pochi alla salute pubblica. Il prezzo che si chiede ai lavoratori è troppo alto! È necessario bloccare immediatamente tutte le attività non essenziali, garantire ai lavoratori l’intero salario e attivare controlli stringenti sulla tutela della salute e sicurezza nelle attività essenziali.
CUB Sanità Roma