L’emergenza ci da l’occasione per confermare la nostra convinzione del bisogno di una sanità pubblica adeguata, gratuita ed efficiente e l’assoluta insufficienza di una sanità privata che guarda solo al profitto.
In questi primi giorni caotici e di confusione sono molti gli interrogativi che ci poniamo, ma uno è il più lampante. Se negli ultimi anni non avessimo tagliato denaro pubblico a disposizione della sanità pubblica e non avessimo incoraggiato il foraggiamento della sanità privata non avremmo gestito meglio questa emergenza?
Sicuramente avremmo a disposizione strutture ospedaliere più adeguate, magari ristrutturate, con posti letto a disposizione, con personale sufficiente e con i mezzi necessari quali dispositivi di protezione individuali ed attrezzature per rispondere anche a questa emergenza.
Invece abbiamo nostre strutture ospedaliere spesso fatiscenti con posti letto insufficienti. I posti letto ospedalieri nel 2002 erano 4,4 ogni 1.000 abitanti,nel 2014 erano 3,2, infatti si stanno cercando soluzioni alternative, ossia rispolverare antichi ospedali militari, strutture alberghiere, etc. Il personale è sotto organico e durante questa emergenza svolge turni di lavoro che fanno rabbrividire sia per la fatica che per i rischi che corrono, come se fino ad oggi tale mancanza non fosse già stata tamponata grazie a milioni di ore di straordinario.
Lo smantellamento del welfare pubblico è stato perseguito con il blocco delle assunzioni, il numero chiuso nelle università, la dequalificazione dei servizi che spingono operatori sanitari e medici ad andarsene. I cittadini hanno meno possibilità di accedere alle cure, a meno che non le paghino a caro prezzo.
Per non parlare dell’effetto della regionalizzazione della sanità, che fa in modo che non ci sia una linea guida uniforme ma che ogni regione affronti per proprio conto l’emergenza.
Non ci si dovrà scandalizzare quando tornerà il momento del profitto, il vaccino, se vedremo ricomparire l’inutile (ed in questo momento volontariamente assente) sanità privata.