La stucchevole retorica degli operatori sanitari come angeli o eroi non deve far perdere di vista il loro diritto alla sicurezza!
Gli ospedali rischiano di diventare incubatori del virus. In Lombardia è già successo e può succedere altrove. Gli operatori sanitari sono il 10% dei contagiati, 90 sono i decessi. Medici, infermieri e OSS stanno lavorando da oltre un mese in condizioni precarie, sono le categorie più esposte, continuano a lavorare finché non presentano sintomi e rischiano di diffondere il virus tra i colleghi e tra i pazienti. Inoltre vivono nel terrore di poter essere veicolo di contagio per i familiari.
A Roma, nell’Ospedale Sandro Pertini, alcuni pazienti, ricoverati già da metà marzo, hanno mostrato sintomi influenzali dopo una settimana dal ricovero, ma solo dopo diversi giorni, a seguito delle pressanti richieste degli operatori, sono stati somministrati i tamponi al personale sanitario, che, fino ad allora, ha continuato a lavorare solo con la mascherina chirurgica. Diversi operatori sono risultati positivi al Covid 19, un’infermiera è stata ricoverata al San Camillo sottoposta alla terapia antivirale. I pazienti sono stati trasferiti in un primo momento in un’ala del reparto, che però non è stato isolato, e successivamente trasferiti in area Covid, ma per almeno 15 gg. si è continuato a lavorare in un reparto contaminato, moltiplicando il rischio di contagio.
Per poter contenere la diffusione del virus è necessario fornire i dispositivi di protezione idonei al rischio effettivo cui si è esposti ed effettuare tamponi periodici a tutto il personale.
Invitiamo i lavoratori a denunciare l’eventuale mancanza di DPI all’indirizzo info@cubroma.it