Ancora una volta, la Giunta Raggi smentisce nei fatti i suoi discorsi sulla necessità di un nuovo corso per Roma. Mediante una delibera del 5 aprile, relativa alla riorganizzazione degli uffici capitolini, è stata infatti sospesa l’attività dell’Osservatorio comunale sul lavoro, istituito il 31 luglio 2000 sulla base di una delibera di iniziativa consiliare popolare.
Si tratta di un organismo fondamentale, in un contesto segnato dalla esternalizzazione di gran parte dei servizi pubblici.
Il suo compito è quello di verificare il corretto utilizzo dei dipendenti da parte dei soggetti economici (aziende, cooperative, onlus) che si sono aggiudicati appalti, convenzioni e affidamenti. Negli ultimi anni, attraverso il suo intervento, sollecitato dalle realtà del sindacalismo di base e mirante a promuovere il dialogo tra le parti datoriali e i lavoratori, sono state risolte molte situazioni
critiche.
Parliamo di casi concernenti personale non contrattualizzato o comunque sottopagato, per le irregolarità nei versamenti contributivi e dell’aggiramento della normativa vigente in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Togliere di torno l’organismo in questione, significa favorire l’affermarsi della legge della giungla in un ambito delicato, comprendente, olre a diversi servizi essenziali, opere pubbliche e ancheattività edili.
Già oggi, come Cub Sanità, riscontriamo quanto sia faticoso far rispettare le più elementari tutele previste per chi lavora. In assenza dell’Osservatorio, aziende che da sempre considerano le leggi come un impaccio al proprio libero disporre della manodopera, si sentiranno autorizzate a dare luogo a pesantissime dinamiche di sfruttamento.
Il paradosso è che questa decisione si deve a una Giunta che ha fatto della trasparenza la sua principale parola d’ordine.
Ma senza l’attività di controllo e di vigilanza dell’Osservatorio, non si rischia di creare una situazione di opacità assoluta, in un settore che è già stato interessato dallo scandalo “Mafia Capitale”?
Come sempre, le promesse della politica, da qualsiasi forza provengano, rimangono lettera morta senza un’autentica spinta dal basso. Per questo intendiamo ora mobilitarci, assieme a tutte le realtà sociali e sindacali disponibili.
La riapertura dell’Osservatorio è infatti una priorità non solo per le migliaia di dipendenti che vogliono difendere diritti e dignità, ma anche per i cittadini-utenti, che debbono prender coscienza del fatto che lavoratori malpagati e sottoposti a ogni vessazione non possono fornire prestazioni e servizi al meglio delle proprie possibilità.
Roma 13 aprile 2018
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