MELONI&CO PRETENDONO DI:
• CONFERMARE IL BLOCCO DELLA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI;
• RINVIARE DI 6 MESI IL DIRITTO ALL’ACCESSO ALLA PENSIONE;
▪ IMPORRE DI INVESTIRE IL TFR NEI FONDI INTEGRATIVI
L’arrembaggio a lavoratori e pensionati è servito.
ARCHIVIATA QUOTA 41, SI RINVIANO LE FINESTRE
Per l’accesso alla pensione anticipata il Governo prepara un rinvio delle “finestre” utili: è probabile che serviranno altri 6 mesi di lavoro prima di essere collocati a riposo.
Ormai, quindi, sembra proprio che il Governo abbia archiviato il disegno di superamento della Riforma
Fornero, cavallo di battaglia della Lega in campagna elettorale: il passaggio a quota 41 per la maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione è praticamente uscito dai radar dell’attuale Esecutivo.
A bocciare quota 41 è lo stesso Giorgetti che, da gestore dei cordoni della borsa, non vuol sentire parlare di abbreviare i tempi dell’accesso alla pensione e, pur di lasciar intendere che non ci sono le risorse economiche, dichiara di voler e dover tutelare le future generazioni.
Ovviamente, né al Ministro dell’Economia, né al resto del Governo, interessa qualcosa del futuro dei
giovani, né di quello dei meno giovani, spesso lasciati in balia della disoccupazione, senza reddito di
cittadinanza e, nella migliore delle ipotesi, occupati con un lavoro sottopagato e precario.
PRETESI I SACRIFICI A LAVORATORI E PENSIONATI
La realtà è che i conti non tornano e la manovra di bilancio che il Governo si appresta ad approvare
scarica su pensionati e lavoratori i sacrifici per l’avvio del risanamento del deficit, guardandosi bene
dall’attingere alle rendite finanziarie e dagli extraprofitti, neppure quelli delle banche per trovare le risorse economiche necessarie.
L’ipotesi di proroga del blocco della rivalutazione delle pensioni non è altro che la conferma che l’Esecutivo procede senza alcuna idea di programma, se non quella di colpire i pensionati e i lavoratori, facendo passare per “ricchi” chi percepisce una pensione anche di poco superiore ai 2000 € lordi al mese.
Il mantra dell’innalzamento del minimo pensionistico, brandito da Tajani, memore delle promesse inevase di Berlusconi, non ha alcuna concreta possibilità che sia realizzato: la procedura di infrazione della UE e le regole del patto di stabilità sottoscritto dal Governo non lasciano dubbi sul fatto che si prepari una manovra lacrime e sangue ma è inaccettabile che siano, di nuovo, i lavoratori ed i pensionati a dover essere spremuti.
In realtà, gli annunci e le dichiarazioni che si susseguono sono solo la messa in scena di chi vuole provare, almeno in apparenza, a sottrarsi dalle gravi responsabilità di un Governo che non ha messo
in discussione le “ricette di Draghi”, privando il Paese di qualsiasi prospettiva industriale e avviando
una nuova stagione di privatizzazioni e svendita dei gioielli di famiglia (…quel poco che resta dopo il
saccheggio di D’Alema&Co) per sostenere le crescenti spese militari a danno di quelle sociali (Pensioni, Sanità, Scuola, Trasporti, ecc.) e per diminuire le tasse dei ceti più ricchi.
E’ ORA CHE PENSIONATI E LAVORATORI BATTANO UN COLPO
E’ del tutto evidente l’urgenza che pensionati e lavoratori mettano in campo tutte le necessarie iniziative per respingere tale inaccettabile arrembaggio.
LE MANOVRE PER METTERE LE MANI SUL TFR DEI LAVORATORI
Allarmante la volontà del Governo di rilanciare la previdenza complementare, a totale esclusivo vantaggio di banche, assicurazioni, CgilCislUilUgl, varie paccottiglie autonome e forze padronali, ma a
tutto svantaggio di lavoratori, a cui in un modo o nell’altro, si cerca di mettere le mani sul TFR con un colpo di mano.
I dati reali comprovano che non sempre i Fondi complementari sono vantaggiosi: i rendimenti maturati dimostrano che può essere conveniente per i dipendenti pubblici e privati evitare di destinare la propria
liquidazione a chi promette vantaggi fantasmagorici, ma instabili e incerti, mentre può essere più affidabile il TFR, soprattutto ora che l’inflazione è salita e resta elevata.
IL GOVERNO A SOSTEGNO DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE E A DANNO DEI LAVORATORI
Le proposte per rilanciare la previdenza complementare per il momento sono due: una della Ministra
del Lavoro, Calderone e l’altra del Sottosegretario al Ministero del Lavoro, Durigon.
CALDERONE RIPROPONE LA TROVATA DEL SILENZIO-ASSENSO.
La prima prevede di replicare la trovata del silenzio-assenso, con cui scippare il TFR ai lavoratori e destinarlo ai Fondi pensione: punta a destinare alla previdenza completare la liquidazione di coloro
che, ignorando le scadenze, non scelgono esplicitamente di lasciarla in azienda (nelle società sotto i
50 dipendenti) o di affidarla all’Inps (nelle imprese sopra i 50 dipendenti), assicurandosi una rivalutazione certa (1.50% + 75% del tasso d’inflazione).
Senza entrare nel merito della legittimità o meno di imporre una soluzione senza consenso esplicito, è
del tutto evidente quanto tale trovata sia interamente “giocata” sulla disinformazione dei lavoratori.
I lavoratori sono raggirati 2 volte dal Governo che prima taglia le pensioni pubbliche e poi favorisce la soluzione che non tutela il loro risparmio ma gli interessi dei gestori dei fondi.
DURIGON TENTA DI IMPORRE IL VERSAMENTO DEL 25% DEL TFR
La seconda proposta è quella del Sottosegretario Durigon che punta a varare una legge con cui imporre
ai lavoratori di destinare il 25% del TFR maturato ai Fondi pensione, di fatto aggirando qualsiasi richiesta di consenso o possibilità di sottrarsi a tale obbligo a dipendenti pubblici e privati.
Non è un caso che Durigon sia un ex-dirigente sindacale: come gli enti bilaterali, i Fondi integrativi sono una fonte di sostentamento per le OO.SS. tradizionali ed autonome (…non per i sindacati di base) che, insieme alle aziende, fanno parte dei consigli direttivi degli stessi Fondi integrativi, traendone cospicue utilità.
E’ FALSO CHE I FONDI PENSIONE GARANTISCANO RENDITE INTEGRATIVE
Anche questa tesi è sconfessata dai dati: i Fondi pensione non vengono utilizzati dai lavoratori per garantirsi una rendita integrativa, a fronte del costante alleggerimento (mai ostacolato seriamente dalle
tradizionali OO.SS.) della pensione pubblica per i lavoratori privati che pubblici.
Nel 2023 oltre 62 mila lavoratori hanno preferito riscattare le quote di TFR versate, contro solo 574 dipendenti che hanno deciso di fruire di una rendita previdenziale complementare: le bugie hanno le
gambe corte e palesano che l’intera operazione sia tutt’altro che pensata a tutela dei lavoratori!
SERVE UNA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE PER OPPORSI AL TAGLIO DELLE PENSIONI
E AL NUOVO TENTATIVO DI SCIPPARE IL TFR DEI LAVORATORI
La Cub ritiene prioritario organizzare una campagna di capillare informazione dei lavoratori e dei pensionati e LANCIA UN APPELLO alle OO.SS. di base per promuovere le necessarie iniziative a difesa delle pensioni e contro il nuovo tentativo di scippo del TFR.