Il tribunale di Roma ha stabilito la reintegra in Alitalia SAI di 5 lavoratori di terra della compagnia

Era ora che la giustizia facesse luce sull’intera vicenda della svendita di Alitalia agli arabi e sui migliaia di licenziamenti illegittimi.
L’ORDINANZA DEL TRIBUNALE È INEQUIVOCABILE: L’INTERO IMPIANTO DELLA CESSIONE DI ALITALIA DA CAI A SAI È INCARDINATO SU UN ACCORDO SINDACALE “CONTRARIO ALLA LEGGE E AL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA”

A SEGUITO DEL RICORSO PRESENTATO DAI LEGALI DELLA CUB  IL TRIBUNALE DI ROMA HA STABILITO LA REINTEGRA INALITALIA SAI DI 5 LAVORATORI DI TERRA DELLA COMPAGNIA.

Finalmente un barlume di giustizia si è materializzato, squarciando il buio in cui si è consumata l’ennesima espulsione di migliaia di lavoratori dall’Alitalia, in un comparto in costante crescita economica ed industriale ma che continua a registrare licenziamenti e sacrifici per i lavoratori, con il consenso ed il tradimento dei soliti sindacati.
Anche se per ora sono ancora pochi quelli che hanno ottenuto la reintegra in Sai, l’ordinanza del Giudice Armone che ha disposto il ritorno al lavoro di 5 lavoratori, tra cui un dirigente sindacale della Cub Trasporti, ha centrato il punto: il licenziamento di migliaia di lavoratori non può essere giustificato con la necessità del buon esito di cessione dell’azienda.
Non è bastato l’accordo sottoscritto da Cisl, Uil, Ugl e Ass. Prof di Piloti e AA/VV, per coprire un’operazione fraudolenta, contraria alle norme ed alle leggi comunitarie.
La Cub tutto ciò lo ha denunciato fin dal primo momento e ha fondato anche su tali argomentazioni gli scioperi indetti contro i licenziamenti nel 2014.
In verità anche la Segretaria Generale della Cgil si era dichiarata contraria alla validità della procedura adottata ma anche questa O.S., pur non sottoscrivendo l’Accordo Quadro ed i licenziamenti, si è prontamente resa disponibile a gestire l’operazione, compresa la selezione clientelar-padronale dei lavoratori da licenziare e/o riassumere a condizioni assai peggiori.
In realtà, per quanto emerso finora nella stragrande maggioranza dei Tribunali nell’ambito dei centinaia di ricorsi presentati, la quasi totalità dei licenziamenti è stata definita illegittima, operata in spregio delle norme, sui criteri di selezione, sulla tutela delle categorie protette e sul rispetto formale delle procedure: tutti raggiri delle norme che, però, la riforma Fornero, in molto casi,  ha permesso di sanare, purtroppo, con un ridicolo indennizzo.
E’ quindi sempre più evidente che l’abuso degli ammortizzatori sociali da parte delle aziende con il consenso dei sindacati è finalizzato a scaricare sulla collettività il prezzo delle ristrutturazioni, operate a danno della spesa pubblica (…per non parlare degli incentivi di Renzi!) e del futuro di migliaia di lavoratori espulsi dalla produzione, talvolta riassunti con salari da fame e senza tutele o, addirittura, sostituiti da precari a più basso costo e senza diritti, condannati in Alitalia da una recente intesa dei “soliti noti” a 60 mesi di “stagionalità” prima di essere stabilizzati!
La Cub Trasporti proseguirà la sua lotta in categoria e nei Tribunali per la tutela di migliaia di lavoratori espulsi sia in Alitalia nel 2014 e nel 2008, sia nell’intero comparto aereo-aeroportuale-indotto.
I licenziamenti in Argol, Groundcare, Ams, nelle altre compagnie aeree ed in numerose altre aziende del settore sono il risultato di analoghi processi di ristrutturazione, favoriti da inaccettabili accordi sindacali e da “generose” elargizioni di ammortizzatori sociali.

Roma, 20 Gennaio 2016

Cub Trasporti

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