La Regione Lazio, in accordo con i sindacati confederali, ha deciso di riconoscere ai lavoratori del SSR un’indennità per l’emergenza COVID 19”, 1000 euro o 600 euro, in funzione della fascia di rischio, come “riconoscimento per l’attività eccezionale resa per garantire a tutta la comunità la necessaria assistenza”.
Inoltre, la Regione intende ampliare l’indennità di malattia infettiva a tutto il personale che ha avuto contatti con i pazienti Covid, nonché riconoscere il tempo di vestizione e svestizione.
Queste elargizioni una tantum, che certamente non possono compensare il rischio e le condizioni di lavoro a cui questi lavoratori sono sottoposti, né, tantomeno, i mancati aumenti salariali degli ultimi anni (un infermiere, in Italia, guadagna in media 1.400 euro netti al mese, a metà carriera), contribuiscono ,invece, ad acuire le disparità di trattamento tra i lavoratori strutturati e gli esternalizzati.
Le strutture sanitarie hanno bisogno, per funzionare, non solo di medici e infermieri, ma anche del lavoro di centinaia di operatori, sanitari e non (OSS, ausiliari, addetti alle pulizie, alla mensa, amministrativi, ecc.); queste attività da anni vengono affidate ad aziende o cooperative, più orientate al profitto che all’assistenza. Una pratica che, da una parte ha fatto lievitare il costo dei servizi, dall’altra ha provocato effetti devastanti sulle condizioni di lavoro e sui salari, e che oggi, nell’emergenza, sta mostrando tutte le sue contraddizioni e inefficienze.
Nell’accordo nulla è previsto per questi lavoratori, che, pure, svolgono un ruolo fondamentale, correndo lo stesso rischio, per salari notevolmente più bassi, spesso con contratti precari, soggetti periodicamente al cambio d’appalto.
È necessario porre fine a questo sistema ambiguo, che alimenta le disparità. Rivendichiamo la stabilizzazioni dei lavoratori precari, l’internalizzazione di tutti gli operatori e le operatrici che lavorano in appalto o in somministrazione, con il riconoscimento delle anzianità pregresse, affinché vengano riconosciuti a tutti lavoratori gli stessi diritti e la stessa dignità.
CUB Sanità di Roma