PIANO SCUOLA ESTATE E PON: UNA PERICOLOSA ILLUSIONE

Dopo due anni difficili, segnati dall’emergenza Covid e da gravissime scelte di politica scolastica – la conferma degli organici pre pandemia, le classi pollaio, l’assenza di misure certe di tracciamento dei contagi e di effettiva sicurezza per il personale e gli studenti, la persistenza del precariato, i vincoli quinquennale e triennale, il blocco dei nostri stipendi – il ministro Bianchi ha estratto il suo coniglio dal cilindro e ha varato il “piano scuola estate”. Un nuovo modo per indirizzare verso il settore privato le risorse economiche che andrebbero invece destinate ad affrontare i molti mali della scuola pubblica, primo fra tutti il miserevole e pericoloso stato del patrimonio edilizio scolastico.
A lor signori non interessa che i principali destinatari di questo piano: la scuola primaria e quella secondaria di primo grado, abbiano svolto le lezioni quasi sempre in presenza. Gli sta certamente più a cuore attivare i “patti educativi di comunità” cioè indirizzare risorse verso le scuole private e le cooperative che operano nei servizi educativi.
Bisogna essere chiari: il rilancio del settore istruzione non si può basare sull’allungamento del tempo scuola dedicato ad attività di intrattenimento e contenimento dei giovani ma sul recupero di senso del mestiere di insegnare e dell’opportunità di apprendere, un recupero che si può dare solo in ambienti sani, luminosi, con servizi efficienti e dove non si corra il rischio di trovarsi il soffitto sulla testa.
Travolti dall’entusiasmo, i piccoli geni di viale Trastevere, invece di approfittare della chiusura estiva per avviare i cantieri necessari e mettere a norma le nostre scuole, si sono inventati l’ennesimo meccanismo burocratico, divisivo e raffazzonato che, attraverso i bandi di finaziamento PON, stimola ulteriormente quel progettificio che ha già procurato fin troppi danni all’insegnamento, alimenta la concorrenza tra scuole e dà spazio a quelle più pronte nel procacciarsi fondi.
Oltre ai tempi troppo stretti (entro il 21 maggio 2021 le scuole dovranno aderire ai progetti ma i Collegi dei Docenti ed i Consigli di Istituto potranno deliberare anche in fase successiva) vi sono diverse altre questioni irrisolte:
1. non si sa che tipo di personale (esterno o interno) si potrà coinvolgere, quale retribuzione riceverà, quando la riceverà; non si sa quanto si potrà spendere in materiali e logistica; mancano le necessarie indicazioni rispetto alle misure di prevenzione da adottare;
2. il finanziamento medio sarà di circa 60mila euro per scuola provenienti dal decreto sostegni (150 mln), dalla legge 440 (40 mln), dai Pon (320 mln). Con questa miseria si dovranno pagare stipendi, materiali e ogni altra spesa relativa ai progetti attivati;
3. il personale ATA della struttura amministrativa e logistica dovrà fronteggiare un consistente aggravio di lavoro non remunerato e molti tra loro hanno contratti in scadenza il 30 giugno, per cui mancheranno proprio quando il piano ne prevede l’impiego.
Confidiamo che per quanto esposto la maggior parte delle scuole non aderirà al “piano scuola estate” ma, in ogni caso, invitiamo i colleghi a respingere ogni pressione indebita sugli organi collegiali e a rivendicarne il diritto a valutare, serenamente e in base a dati certi, ogni proposta di attività. Facciamo in modo che la discussione su questo piano improvvisato e avulso dalla realtà diventi l’occasione per pretendere che il governo restituisca alla scuola la dignità che merita, investendo nella soluzione dei suoi problemi strutturali: precarietà, classi pollaio, bassi salari, edilizia scadente, salute e sicurezza, dignità e libertà di movimento del personale.

CUB Scuola, Università e Ricerca

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