Il Ministro delle Finanze ha parlato di sacrifici per le Banche, che anticiperanno versamenti di tasse per 2,5 mld. di euro nel 2025 e 1,5 nel 2026, che riprenderanno nel 2027, le quali hanno avuto solo l’aumento del 63% dei profitti tra gennaio e giugno 2023, rispetto al 2022.
Le stesse povere banche negli ultimi anni hanno avuto un calo dell’aliquota sui profitti (IRES) dal 33% al 24%, di cui hanno beneficiato i poveri azionisti.
Il sistema tributario italiano nel 1974 prevedeva 32 aliquote che andavano dal 10 al 72% (oltre 550 milioni di lire), dopo le varie schiforme, la tassa massima è scesa di ventinove punti, al 43% per gl’importi che superano i 50.000 euro, mentre quella che riguarda la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori (la media IRPEF 2022 era di 28.200euro) va dal 23 al 25%, rimanendo costante con le precedenti aliquote.
Dalle statistiche del MEF sull’IRPEF il reddito complessivo dichiarato nel 2022 è ammontato a 970,2 mld. di euro e i redditi da lavoro e pensioni rappresentano circa l’83% del reddito complessivo dichiarato (l’incidenza dei soli pensionati è di circa il 34%).
I ricchi pensionati, invece, dal 2011/2012 hanno avuto il blocco dell’adeguamento annuo all’inflazione dal 2011 al 2014, la sterilizzazione parziale del citato adeguamento, con la creazione di 6 fasce; ora con l’ultima finanziaria ridotte a 4, per il tasso d’inflazione previsto all’1% ed anche perché la Corte dei Conti della Toscana ha sollevato l’eccezione di costituzionalità, in relazione a un ricorso sulla perequazione, presentato da un dirigente scolastico.
A seguito della sterilizzazione, i pensionati e le pensionate oltre al danno subito ogni anno per la differenza tra l’inflazione ISTAT e quella reale dei beni di necessità, che come abbiamo modo di verificare sulla nostra pelle è sempre più elevata, hanno dovuto subire anche quello della sterilizzazione che, per il meccanismo di calcolo, si ripercuote sul totale della singola pensione e incide sulla base di calcolo dei futuri aumenti. Complessivamente i risparmi ammonterebbero a 18 mld. nel quinquennio 2023/27 e a 36 mld. nel decennio 2023/2032 (fonte Maurizio Benetti – Nuovi-lavori.it).
Quanto abbiamo sommariamente esposto, è solo una dei tanti episodi della lotta di classe che ha visto cambiare i rapporti di forza a vantaggio dei ricchi. Altre schede seguiranno sul racconto dei furti del TFR, della bufala delle pensioni integrative e della falsa contrapposizione generazionale, tuttavia è tempo di agire, di unire la lotta delle pensionate e dei pensionati a quelle di tutto il mondo del lavoro e della precarietà. Senza mobilitazione non c’è futuro.
CUB Pensionati