Covid-19 – Cassa integrazione – Trasferimenti
Nel reparto ruote, ma come in tutti gli altri settori Alitalia, i lavoratori sono alle prese con differenti problematiche, emerse con tutte le loro contraddizioni ora con l’emergenza sanitaria Covid-19, ma che si trascinano da anni senza che nessuno abbia avuto la volontà di affrontare e risolvere.
Ci riferiamo alla crisi della compagnia di bandiera che perdura da più di un decennio e che si è a acuita con il fallimento e la privatizzazione del 2009, con le seguenti crisi a cui abbiamo assistito nel 2014, con la vendita poi ad Etihad, e nel 2017 mediante la seconda bancarotta che ha posto, per la seconda volta, la compagnia in amministrazione straordinaria. Una crisi infinta che ha portato ad uno sperpero di soldi pubblici al solo fine di favorire privati nostrani e stranieri, tra cui l’uso improprio della cassa integrazione, spesso utilizzata come mezzo, anche discriminatorio, per sgravare le aziende dal pagamento dei salari, per aumentare la produttività, per ridurre gli stipendi fino ad arrivare a migliaia di licenziamenti.
Quello che sta accadendo ai lavoratori del reparto ruote è trascrivibile ad ogni realtà aziendale in cui, dopo anni di sacrifici imposti, ora in piena emergenza sanitaria ed economica, i primi e sicuramente gli unici a pagare per questa crisi sono e saranno i lavoratori:
- Emergenza sanitaria – i lavoratori del reparto ruote hanno continuato a lavorare durante tutta la fase nazionale di picco dei contagi e morti da Covid-19, con ridottissimi dispositivi di protezione individuali (spesso con la sola mascherina chirurgica) e senza la presenza di un programma specifico di interventi che facesse riferimento al già inadeguato ed insufficiente protocollo di intensa del 14 marzo, siglato tra governo e sindacati confederali;
- Cassa integrazione – dopo decenni di sacrifici e soprattutto dopo aver rilavorato i componenti per affrontare l’emergenza sanitaria, essendo considerati servizio essenziale, la risposta aziendale è stata 8 giorni di cigs al mese con conseguente taglio di centinaia di euro dalla busta paga, tra l’altro in una fase di incertezza in cui non si ha ancora la garanzia di far parte del perimetro della NewCo. Crediamo che la gestione degli organici, per ridurre al minino il rischio da contagio Covid-19, andava fatta molto prima garantendo però la totalità del salario e il rientro in servizio senza nessun rischio per l’occupazione;
- Trasferimenti – non è bastata la cigs per i lavoratori del reparto ruote, ma hanno dovuto subire anche il trasferimento di un collega in altro settore, tra l’altro mantenendo il numero massimo di giornate di cassa integrazione (8), ciò è avvenuto per dare supporto allo svolgimento di rilavorazioni, momentaneamente re-internalizzate, presso l’hangar. Come ormai siamo abituati, Alitalia va sempre in contro tendenza: mentre si richiede un assembramento minimo sui luoghi di lavoro, vengono chiamati decine di operai da altri settori per svolgere rilavorazioni presso l’hangar.
Tutto questo avviene dopo anni in cui, con la complicità anche del sindacato, la Dmo è stata smantellata con la chiusura di settori ed esternalizzazioni di attività; oggi in piena emergenza sanitaria, diventa essenziale riportare in house rilavorazioni, tra l’altro senza la garanzia che rimangano in pancia nella NewCo.
È evidente, sotto gli occhi di tutti, di come questa emergenza sanitaria, sia stata affrontata esclusivamente per rispondere alle esigenze operative, ma soprattutto ai piani di vendita dell’amministrazione straordinaria, senza tener conto della tutela della salute, del salario e dell’occupazione di tutti i lavoratori Alitalia.
NAZIONALIZZAZIONE – MANTENIMENTO PERIMETRO AZIENDALE – ZERO LICENZIAMENTI
Fco 14.04.2020
CUB TRASPORTI – AIRCREWCOMMITTEE