CREDEVAMO DI AVER TOCCATO IL FONDO, MA IL GOVERNO HA INIZIATO A SCAVARE
Già col dimensionamento del 1998 legato all’introduzione dell’autonomia scolastica e fatto, ovviamente, proclamando di perseguire “efficacia, efficienza, economicità” la scuola pubblica ha vissuto un secco peggioramento con la gestione di molti plessi e la riduzione del personale ATA e non solo.
Giustificando questa scelta sulla base della previsione di un futuro calo demografico, l’attuale Governo, nell’articolo 99 della legge di bilancio 2023, innalza a 900 il numero minimo di studenti per istituzione scolastica.
Si parla molto in questi giorni della riduzione del numero dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi. Non si parla, però, di quella del personale, in particolare di quello ATA, né del fatto che quest’ulteriore dimensionamento renderà più difficile la vita dei colleghi e delle colleghe che si troveranno a dover percorrere chilometri e chilometri da un istituto all’altro e ad avere limitate occasioni di socializzare, non solo per la classica pizzata di fine anno ma per partecipare attivamente al fare scuola.
I collegi dei docenti degli istituti che risulteranno da questa geniale operazione saranno costituiti da oltre 200 persone che non riusciranno a condividere alcuna linea pedagogica ma saranno solo un’icona nei maxischermi pronta ad alzare la manina per accettare qualsiasi mirabolante progetto che il Dirigente Scolastico avrà già siglato con enti privati.
RIDURRE IL NUMERO DEGLI ALUNNI PER CLASSE?
TROPPO SEMPLICE, RIDUCIAMO IL NUMERO DELLE SCUOLE!
Sono anni che si denunciano le classi pollaio e si sa perfettamente quanto sia necessario per la qualità della didattica avere classi con meno allievi.
È quindi necessaria la mobilitazione di tutte e di tutti contro questa manovra per la difesa di una scuola pubblica di qualità.
CUB Scuola, Università e Ricerca