La CUB di Roma esprime piena solidarietà alla rete di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo che mercoledì 14 scorso ha occupato il Globe Theater, solidarietà ai lavoratori e lavoratrici del mondo della cultura che da marzo del 2020, momento del primo lockdown, sono stati costretti a casa senza possibilità di lavorare e con ristori assolutamente insufficienti per una vita dignitosa. La pandemia ha portato alla luce la condizione di precarietà in cui si trovava il settore, da molto prima del lockdown di marzo. L’occupazione al Globe Theater è arrivata dopo un anno di riunioni, confronti e lotte, come gesto simbolico di rivendicazione dei loro diritti e dei diritti di tutt* i lavorat* precar*. Non chiedono un’immediata riapertura dei teatri, troppi piccoli spazi non riuscirebbero ad aprire e un’enorme parte di lavorat* non avrebbe la possibilità di riprendere a lavorare. Se la riapertura deve avvenire che avvenga in sicurezza. E quando si parla di sicurezza non si parla solo di Covid: nel comunicato stampa uscito il giorno dell’occupazione, si chiede un’immediata riforma del settore. Se ripartenza deve esserci, non avvenga come a giugno scorso, una cosiddetta falsa ripartenza, dove solo una minima e “fortunata” parte è riuscita a tornare a lavorare, mentre una buona parte non ha potuto neanche accedere ai bonus di sostegno. Si chiede che tutt* siano tutelat* e sostenut*; che ci sia un sostegno economico che li possa traghettare fino alla completa riapertura; che si possa immaginare una ripresa del settore concordandola con i diretti e le dirette interessat*. I lavorat* chiedono di essere ascoltat*, un tavolo interministeriale (ministero della cultura, del lavoro e dell’economia) dove poter rimettere al centro la sicurezza fisica e contrattuale del lavoratore/lavoratrice. Rivendicano il diritto a una formazione retribuita e permanente e che vengano riconosciuti come giorni di lavoro anche i giorni di creazione e formazione. L’occupazione è arrivata anche a sostegno delle altre due occupazioni a Napoli, al Mercadante, e a Milano, al Piccolo, e sulla scia delle oltre 100 occupazioni di luoghi della cultura in Francia, dove il settore sta vivendo un momento di crisi pari a quello italiano pur avendo delle tutele maggiori. Il CCNL del comparto va completamente rivisto, date le disparità contrattuali esistenti. Vanno riviste le relazioni con i datori, per eliminare quel lavoro nero e grigio in cui il settore soffocava già prima della pandemia. La precarietà non deve più essere la normalità.
CUB Roma