VA TUTTO BENE, MINISTRO BIANCHI?

Da decenni a viale Trastevere si susseguono ministri dell’Istruzione mediocri o pessimi. Ma, sino ad ora, qualunque loro scelta, anche la più deprecabile come il taglio di 150.000 posti di lavoro voluto da Gelmini o il dirigismo pseudo-meritocratico della indecorosa “riforma” renziana, almeno non si era spinta fino a minacciare seriamente l’incolumità fisica di chi frequenta la scuola.
Adesso, un pacioso signore ferrarese, già professore di Economia e Politica industriale, già assessore regionale all’istruzione e già a capo dell’inutilissima task force voluta dalla ex ministra Azzolina, si fa notare – e va molto oltre rispetto alle belle trovate precedenti della scuola estiva o al commovente auspicio di una scuola “affettuosa”- per la testarda noncuranza dei numeri e la proterva negazione della realtà. A fronte della diffusione dei contagi, particolarmente tra i più giovani, e della crescente pressione sulle strutture ospedaliere, il nostro eroe tira dritto per la sua strada, garantisce che le scuole restano luoghi sicuri e dà il “la” ai compiacenti opinionisti che in tutti questi mesi ci hanno spiegato quanto e come le scuole siano il necessario presidio della socialità e della democrazia, salvo poi omettere di spiegarci come mai la scelta della scuola superiore sia determinata dalle condizioni socio-economiche della famiglia di origine o interrogarsi sul perché tale prezioso presidio democratico abbia, come risultato finale, una società quasi priva di mobilità sociale.
A Bianchi sfuggono i 200.000 nuovi malati e oltre 200 morti in media, al giorno. In queste condizioni, non ci pare che mettere tra parentesi il dilagare del contagio sia ragionevole perché, ovunque i contagi avvengano, è sicuro che radunare nelle aule gruppi di 20-30 studenti non potrà che far crescere il numero dei contagiati. Una riflessione tanto elementare che ha portato persino i dirigenti scolastici, di norma più realisti del re, ad esprimere in massa il loro dissenso alla riapertura ad ogni costo.
Poco importa al ministro che già al primo giorno del rientro post natalizio gran parte delle scuole si trovino in seria difficoltà, si stenti a trovare supplenti per sostituire il personale contagiato e sospeso e le indicazioni per il tracciamento e per la dad rivolta ai soli studenti in quarantena siano impraticabili. L’imperativo resta tenere le scuole aperte per consentire ai genitori di andare a lavorare. Non a caso il governo non considera più le quarantene come malattia e limita il ricorso al lavoro a distanza.
D’altronde, Bianchi è ben spalleggiato dal suo presidente del Consiglio che addossa ogni responsabilità ai no vax (che, comunque, tra il personale della scuola sono meno dell’1%) e, insieme, perseverano nell’orrore di proclamare la centralità della scuola proprio mentre le tarpano le ali. A costoro chiediamo chi ha finanziato il personale covid solo fino al prossimo marzo? Chi ha accuratamente evitato elementari misure di profilassi quali il ricambio forzato dell’aria nelle aule, la disponibilità di mascherine FFP2 e lo sdoppiamento delle classi? Chi temporeggia e aspetta che la piaga del precariato si risolva da sé attraverso il calo demografico e i pensionamenti? Chi continua a deridere il personale della scuola, negandogli un rinnovo contrattuale dignitoso? Chi ha stanziato per la scuola la somma ridicola di 450 mln nella legge di bilancio? Chi si appresta a frammentare il sistema nazionale d’istruzione attraverso la regionalizzazione? Loro: gli acclamati migliori la cui doppiezza è tale da rivitalizzare persino la pessima ex ministra Azzolina!
Da costoro pretendiamo solo le dimissioni poiché vediamo nel retorico inno alla scuola che con tanta frequenza intonano, il tentativo gattopardesco di proseguire come nulla fosse, spingendo malamente in avanti il carrozzone scolastico con tutte le sue storiche magagne che, da quando è iniziata la pandemia, sono soltanto riusciti a peggiorare.

 

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